ARTICOLO DI PAOLO LEVI SU "LA REPUBBLICA" (22/04/2001)
LE VISIONI DI ZARGANI EBREO FOLLE PER GIOCO
Giorgio Sebastiano Brizio é un critico d'arte gentile. Nel doppio senso del termine. E' un intellettuale infatti civile, ed é un "gentile" in senso etimologico, in quanto non é ebreo. Egli presenta in mostra, al Café Procope, un artista dichiare radici ebraiche, il fantasioso Roberto Zargani, fíglio di Mario, indimenticabile violinista al Regio prima delle leggi razziali, e fratello di Aldo, affermato romanziere. Roberto Zargani porta in luce tramite la sua tecnica di bricoleur il mondo fiabesco ebraico, personaggi, feste, rituali. Non guarda a Chagall. II suo repertorio é molto ebraico-personale, fatto di citazioni, di colori irreali. Manipola la materia o i materiali in modo magico, incredibile. Si finge folle per permettersi certi lussi espressivi, dove la poesia si sposa al grottesco. La presentazione di Brizio si sposa a pennello con queste opere, non facili da spiegare a chi vive fuori dalla malinconia ebraica. " II caos onirico-ludico di Zargani é infatti quella gioia camale che prima o dopo dei digiuni invade la "sostenibile" qualitá dell' essere e cosi anche per il Purim ", scrive bene Brizio.
Paolo Levi
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